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TSC™ con i minori stranieri non accompagnati: testimonianza da Crotone #Iononviaggiosolo

“Ho imparato che si può parlare anche senza parlare” – dice E.

Elisa Biava e Marco Cinnirella, operatori di Teatro Sociale e di Comunità™ impegnati a Crotone nel programma di intervento psico-sociale “Io Non viaggio solo” di SOS Villaggi dei Bambini in partnership con SCT Centre, ci raccontano alcune delle tante scoperte che si fanno ogni giorno lavorando con i minori stranieri non accompagnati (MSNA) nei Centri di Accoglienza Straordinaria. Marco ed Elisa incontrano settimanalmente i  ragazzi e conducono con loro una serie di laboratori sulle Life Skills.

Testimonianza di Elisa

«Ho imparato che si può parlare anche senza parlare», dice E.
Si è appena conclusa un’attività di gruppo in cui abbiamo mimato azioni che, a poco a poco, da quotidiane sono diventate espressione dei propri sogni (E. ausculta il petto di un compagno, O. canta), del proprio vissuto (M. spara con un fucile, I. frusta il compagno al suo fianco), e dei propri desideri (S. disegna nell’aria una ragazza e balla con lei in mezzo al cerchio).
In un luogo come i CAS, in cui le parole faticano ad uscire perché non si conoscono o perché sono mediate dalla traduzione, osservo i ragazzi durante i laboratori, scoprire il tempo dell’ascolto e dare valore al linguaggio non verbale.

Testimonianza di Marco

«Non ho soldi, però ho una fidanzata»
«Perché, ci vogliono soldi per avere una fidanzata?»
«Beh, si…»
«Perché? Non devi mica comprarla al market…»

Chi c’è intorno a te? Quali sono le persone, a te vicine o lontane, con cui puoi parlare? Attraverso esercizi teatrali chiediamo loro di raccontarsi un po’, con lo scopo di creare momenti di condivisione che, probabilmente, nella quotidianità del centro sono rari.

«In Africa ballavo davanti alla gente, in big events. Ogni giorno penso a quanto lo vorrei, a quanto vorrei ballare anche qui in Italia. […] Se io ho qualcuno da imitare? Come chi dice vorrei essere come questo o quel calciatore? No, no. Io ho il mio stile. Semmai saranno gli altri ad imitare me.»

Facendo esperienza con il teatro c’è spazio, naturalmente, anche per parlare di emozioni...

«Ho provato gioia, perché nel lasciarmi andare mi venivano in mente cose belle, bei ricordi. Non ho sentito né rabbia né noia, ma solo gioia. Sono stato bene. Poi tristezza, perché quando ho aperto gli occhi sono svaniti i bei ricordi. Anche se ero triste continuavo a farla danzare bene: la guardavo danzare e ho capito che tutto quello che avevo visto prima era immaginazione…»

Le occasioni di incontro con i loro coetanei italiani sono poche e rese difficili dalla diffidenza. Ma la voglia di uscire e scoprire “l’Italia” è tanta…

«Penso a com’è la vita, a cos’è la vita. Penso alla mia famiglia in Africa. Ho disegnato lo zaino per andare a scuola, qui in Italia, per sapere la vita cos’è.»