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Teatro e dialogo interculturale: sosteniamo la campagna #migrarti2019

Ness Ness=1, che in dialetto marocchino significa “metà e metà”. L’abbiamo preso dal nome di un caffè tipico marocchino, mezzo latte e mezzo caffè. Dentro ognuno di noi c’è un ness ness di qualcosa…

Ci ritroviamo una sera di dicembre. Sembra passata un’infinità da quando facevamo le prove spossati dal caldo sotto il sole di luglio. Ci mettiamo ai fornelli. Parte dello spettacolo che abbiamo creato girava intorno ai profumi e ai sapori del cibo. Vogliamo ricreare quell’atmosfera: compriamo carne halal al mercato di Porta Palazzo, e la cuciniamo nel tajine. Poi ci uniamo la pizza, perché la cena non può che esser “ness ness”, metà tipicamente marocchina e metà tipicamente italiana.

Ci informiamo sui campionati di karate di Asma, ridiamo al ricordo di Vittorio che dal palco ha dichiarato alla sua fidanzata l’intenzione di sposarsi e ci viene in mente di quando abbiamo fatto parte delle prove teatrali durante il Ramadan:

Ho un bellissimo ricordo di quei giorni. Nonostante la stanchezza, finivo le prove con un senso di leggerezza. Mi sono resa conto che ci vuole molta fatica per rappresentare anche la più piccola delle cose”, aveva dichiarato Hafida subito prima dello spettacolo di luglio (Ghoufran).

Vediamo il video integrale dello spettacolo. Ci interroghiamo su come portarlo fuori da Torino, nella zona dell’Eporediese, dove c’è una nutrita comunità islamica. Vorremmo portarlo ad un festival, organizzare una festa di comunità.  Parliamo di altri laboratori di teatro, di futuro. Migrarti ha permesso di entrare in contatto con  le vite di giovani di seconda generazione e dei loro coetanei italiani. Raccontare cosa significa “casa” per loro, scoprire  di avere origini lontane ma di condividere uno stesso slang giovanile, gli stessi sogni, aspettative comuni.

Le parole dello spettacolo sono le loro parole. A volte sono parole dell’emotività, nate in seguito a giochi o esercizi teatrali fatti insieme, a volte sono il frutto di potenti chiacchierate tra noi, dove ognuno ha posto domande e dato risposte.

Da queste chiacchierate e interviste è nato il copione dello spettacolo Ness Ness=1. Dice la regista Antonella Enrietto:

Una delle cose interessati di condurre un laboratorio con ragazzi così diversi tra loro, e diversi da me per età, mi ha permesso di incontrarli, di capire cosa sognano, cosa vivono, quanto sono più cittadini del mondo di quando lo ero io alla loro età.

UN’OPPORTUNITÀ

Il progetto ha rappresentato un’opportunità per tutti i soggetti coinvolti. Un’opportunità di scambio di visioni e conoscenza reciproca per i giovani, un’opportunità per i conduttori di affrontare la sfida di tradurre una proposta culturale significativa per la cultura italiana in una universale o per lo meno signficativa anche per la cultura dei partecipanti non italiani; infine, opportunità per il pubblico di assistere ad uno spettacolo genuino all’interno del quale risaltava come le somiglianze dovute alla condivisione della stessa cultura pop adolescente sono molto maggiori delle differenze di provenienza e ceto sociale.

Due sono gli aspetti cruciali di questo progetto. Lavorare con i giovani, che significa lavorare con il futuro, e per una visione di futuro basata sul dialogo e l’inclusione. L’altro, lavorare sul territorio con realtà che mettono in piedi progetti aperti all’incontro con l’altro (Alessandra Rossi Ghiglione).