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100% plastica: La II missione e “l’invenzione” dei flash mob

Arrivo ad Hawassa giusto in tempo per fare un salto in ufficio, dove tutto mi appare in gran fermento: ci sono nuove bacheche su cui stanno appese piccole bottiglie piene di granuli di plastica riciclata ed una macchinina costruita interamente con pezzi di bottiglie.



I Community Mobilizer (“i sensibilizzatori”), Temesgen e Asegid, sono professionalmente cresciuti  ed hanno creato in totale autonomia un format sulle 3R – “Reduce Reuse Recycle” – dedicato alle scuole primarie, nel quale mostrano alcuni video informativi sugli effetti della plastica nel mondo e sorprendono i bambini costruendo oggetti di riciclo creativo.



Mi colpisce subito l’impegno e la consapevolezza raggiunta da loro e dal gruppo di giovani attori, ora coinvolti anche in attività di sensibilizzazione come i workshop di divulgazione scientifica. Sorrido tra me e me e chiamo la collega che con me ha condiviso la prima missione: abbiamo seminato bene!



Iniziano  le prove per una nuova versione dello spettacolo 100% Plastic Show, arricchito da una sessione di Teatro dell’Oppresso (TdO) e dedicato ad un pubblico più adulto. Con i giovani artisti individuiamo diverse situazioni di bad behaviours quotidiane: cleaning days (giornate in cui si organizza la pulizia del quartiere)  in cui vicini di casa si incontrano per fare falò di plastica, clienti dei ristoranti che gettano bottiglie nel lago, autisti che si liberano dalle bottiglie lanciandole dal finestrino, cerimonie in cui i liquori locali vengono offerti in bottiglie di plastica riusate più e più volte. Queste sono alcune scene che faranno parte dello spettacolo, di fronte al pubblico che avrà la possibilità di sperimentare, salendo sul palco e mettendosi nei panni dei protagonisti, come agire in maniera più eco-friendly e rendere i propri concittadini consapevoli dei rischi della dispersione e combustione della plastica.
Il nuovo spettacolo va in scena alll’università di Hawassa, durante la premiazione degli autori di un concorso indetto da GIZ, per il quale era richiesta la scrittura di un essay su temi ambientali. Lo show ha un grande successo e viene seguito per la prima volta da una scena di TdO: gli  attori, Maya e Ashenafi, vestono rispettivamente i panni di un passante ed un padrone di casa che, con entusiasmo, ringrazia il cielo per la giornata di pioggia – condizione ottimale per liberarsi della plastica nei canali di scolo!
Il passante gli chiede dove andranno a finire quei rifiuti ed il proprietario gli risponde con tutta tranquillità che non ne è sicuro – probabilmente nel lago. Il passante apprende la notizia, supera il canale con un saltino e continua per la sua strada.



Uno studente si offre subito volontario, si cala nel ruolo el passante e si mostra sorprendentemente preparato: spiegando i rischi che la dispersione della plastica comporta, per l’ambiente e per la salute, convince il nostro Ashenafi- padrone di casa a trovare un’alternativa per disfarsi della plastica accumulata in casa.



L’obiettivo di questa missione è, infatti, approfondire il dialogo con la comunità e creare sempre più consapevolezza non solo sui rischi, ma anche sulle possibilità alternative che CIFA Onlus, insieme ai partner locali, sta offrendo alla città di Hawassa: un sistema capillare di associazioni di collectors (letteralmente raccoglitori) che si sta organizzando per raccogliere bottiglie di plastica (PET) porta a porta e che fa riferimento alle kebele (paragonabili ai nostri municipi o zone).



AZIONI ARTISTICHE
Oltre allo show, in replica nelle scuole secondarie, sono state programmate 35 animazioni territoriali, sottoforma di flash mob.



Nessuno sapeva cos’era un flash mob. Ho capito subito che avevamo bisogno di uscire in strada per far sì che tutti comprendessero la modalità ed il potenziale di un flash mob.
In quattro giorni di prove sono stati creati ben 5 format di flash mob. I più efficaci sono la big dance - che inizia con un ballerino e finisce con tutti e 26 gli attori in scena, e la fish net : una sorta di “esperimento sociale” che vede danzatori e circensi intrappolati come pesci sotto una rete piena di plastica da cui solo il pubblico può liberarli e dare così il via allo spettacolo.



Usciamo dalla nostra sala prove con la nuova cassa ricaricabile, una busta piena di bottiglie e volantini, e ci incamminiamo sulla strada principale che ci porterà a Fiker Hayk (fiker significa amore, e hayk lago: è il lungo lago della città). Attraversiamo la strada, ci sono diversi minibus parcheggiati, tanti passanti…è il momento ed il luogo giusto.
Urlo “NOW!”, mentre Temesgen corre a sistemarsi con la cassa in un angolo strategico. Improvvisamente, si ode l’incipit di “Chariots of Fire” e tutto ha inizio!