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Bellezza, cultura e benessere. SCT Centre e Pop Economix ospiti alla Farm Cultural Park di Favara

COLLABORAZIONI

Dal 26 giugno al 2 luglio 2019 Sct Centre e Pop Economix sono stati ospiti di Farm Cultural Park a Favara (provincia di Agrigento) per la prima edizione di Countless Cities, il nuovo progetto visionario nato dalla volontà e dall’energia di Andrea Bartoli e Florinda Sajeva, fondatori della Farm e ideatori della prima edizione della Biennale dedicata alle città del mondo, alle buone pratiche internazionali e le idee innovative che le popolano.

La presenza di SCT Centre a Favara è stata organizzata nell’ottica di uno scambio con Andrea Bartoli.  Nel marzo 2019 Bartoli è intervenuto all’interno di uno dei weekend formativi del progetto Terract di SCT Centre, incentrato sulla formazione di giovani operatori culturali tra Italia e Francia. Ha raccontato dell’innovazione culturale prodotta dall’esperimento di aprire il Farm Cultural Park, un centro artistico e culturale, nel cuore di una città siciliana fino ad allora despressa e con una disoccupazione alle stelle. Alberto Pagliarino, Project Manager di Terract, ha allora deciso, in occasione dell’inaugurazione della mostra Countless Cities,  di regalare al pubblico la visione dello spettacolo che lo vede ideatore e attore: Blue Revolution. La scelta di portare a Favara la performance, prodotta da Pop Economix e Il Mutamento Zona Castalia, si deve all’importanza dei temi affrontati per lo sviluppo sostenibile delle città. Lo spettacolo mostra infatti come il nostro mondo sia vicino al collasso e ci sia bisogno di una nuova alleanza tra l’uomo e l’ambiente per salvarlo, un’alleanza basata sull’economia circolare, che trasforma i rifiuti in ricchezza, e l’economia civile, per cui il profitto è inteso come uno strumento del bene di tutti. Lo sviluppo sostenibile delle città è al centro sia della Biennale di Favara che dell’edizione di Favara – organizzata da Farm Cultural Park e Push – dello Urban Thinker Campus, un evento di UN Habitat che ogni anno in un diverso luogo del mondo riunisce creativi, esperti, ricercatori, politici e cittadini per attivare uno scambio di buone pratiche e riflessioni.

URBAN THINKER CAMPUS: OSPITI E RIFLESSIONI SULLA RIGENERAZIONE URBANA

Nell’edizione 2019 ospitata all’interno di Farm Cultural Park si è discusso soprattutto di tre temi considerati centrali per lo sviluppo sostenibile dei centri urbani: la governace e la leadership, la resilienza urbana e la consapevolezza dei giovani.
Temi importanti e fortemente connessi anche con le azioni attivate dal Teatro Sociale e di Comunità, che metteal centro l’attivazione e l’empowerment delle comunità così come le esperienze raccontate durante le giornate di Urban Thinker Campus.

Nel primo pomeriggio di talk, nell’affascinante cornice dello spazio Quid di Favara, Michele Brunello, architetto e docente, attivo in Italia e in Cina, ha sottolineato come la trasformazione della città avvenga soprattutto alla scala umana e come il miglioramento della qualità della vita parta proprio dalle relazioni tra le persone che abitano uno stesso territorio.

Analizzando più nel dettaglio il tema della resilienza urbana si riescono ad identificare alcune caratteristiche principali comuni ai luoghi riconosciuti come resilienti: le città di questo genere riescono ad esistere solo se ci sono delle comunità culturali attive sul territorio, per nutrire queste comunità c’è bisogno di spazi che le accolgano e che permettano lo sviluppo di progetti culturali e infine è necessario essere consapevoli che l’innovazione passa per la dimensione empatica di relazione tra le persone.
Collegandosi direttamente con l’intervento di Charles Landry, studioso esperto in particolare del tema del futuro delle città e teorico della città creativa, la definizione più efficace di città è proprio di “un luogo in cui ci sono più persone riunite”.
Viene quindi da chiedersi, cos’è allora la città se non i suoi abitanti?
Attraversando il concetto di cityness, la capacità di riunire le persone, Landry arriva poi a teorizzare la città creativa come un luogo che in situazioni difficili crea occasioni – sempre diverse a seconda delle situazioni e delle città – affichè le persone possano esprimersi e riconoscersi.
Considerando che il mondo sta andando verso il suo lato più oscuro, Landry sostiene che la resilienza urbana possa passare dal nutrimento di luoghi di incontro e di empatia che possano alimentare l’elemento di fiducia tra le persone, sostenendo che se la cultura definisce e determina i luoghi, la creatività ne modella la vita e le dinamiche.
Un’altra riflessione importante proposta da Landry tocca il tema della digitalizzazione e della città senziente. Se l’utilizzo del digitale, impossibile da contrastare, sta cambiando la nostra idea di luogo e di tempo, aprendo orizzonti a livello digitale prima difficili da immaginare, la città senziente deve concentrasi in particolare sul percepire le emozioni, permettendo ai suoi
abitanti di andare oltre loro stessi continuando a nutrire l’empatia, considerata una delle chiavi di successo per la vita di una comunità, perché la città è innanzitutto un ambiente emotivo ed emozionale.

E quali sono secondo Landry gli elementi più importanti per le persone?
1. Essere ancorati, avere una radice solida alla quale tenersi quando tutto si muove
2. Avere possibilità
3. Nutrire le connessioni tra persone
4. Coltivare la capacità di fiorire
5. Ricercare elementi di ispirazione

Secondo lo studioso inglese, il consumo culturale è direttamente collegato al benessere delle persone. Avere un alto consumo culturale aiuta ad attivare nelle persone dei comportamenti proattivi che dissipano con più facilità emozioni negative come la malinconia, nutrendo il senso di benessere interno all’essere umano. Landry chiude con una riflessione che porta l’attività creativa direttamente al centro del palcoscenico: quello che può fare la cultura, in termini di benessere e qualità della vita, non riesce a farlo nient’altro.

Le stesse affermazioni hanno trovato riscontro anche nell’intervento di Alessandro Crociata, ricercatore in economia culturale al Gran Sasso Science Institute. Crociata apre il suo intervento raccontando di come le ricerche abbiamo confermato che l’accesso culturale aiuti a sbloccare i bias negativi, in particolare i consumi culturali con caratteristiche relazionali come lo spettacolo dal vivo, che innesca una relazione tra attori e spettatori.

Anche l’intervento di Claudia Segre, presidente della Global Thinking Foundation, realtà che organizza progetti dedicati a migliorare l’inclusione sociale e l’alfabetizzazione finanziaria dei giovani, porta l’attenzione sull’analisi dell’impatto che i progetti culturali possono avere sulle comunità, per poter dimostrare che con la cultura è possibile generare dei cambiamenti reali. Una delle strade possibili secondo Segre è lavorare sulle comunità di pratica, “luoghi” di incontro utili per generare cambiamenti di medio periodo e per consolidare strategie di attivazione culturale.
Bisogna tenere presente che il consumo culturale richiede all’individuo uno sforzo, elemento che viene definito “costo di attivazione”. Oggi giorno ci sono poche comunità di persone che sono disposte a fare questo tipo di “investimento” energetico, quindi una delle possibilità potrebbe essere quella di ipotizzare modalità di sostegno per questi costi di attivazione. L’analisi di impatto delle attività culturali all’interno di alcune comunità potrebbe essere sviluppata a partire dalla creazione di cluster, gruppi stabili di osservazione per poter misurare il cambiamento sociale effettivo della società.
Una delle strade potenzialmente più affascinanti potrebbe essere quella dell’analisi dell’impatto nell’accesso culturale negli ospedali e nell’influenza dei consumi culturali nelle patologie depressive, rivolgendosi direttamente al filone arts and health.

Murr Tower_ph_Elie Abou Jaoude

L’ultima considerazione sul ruolo della culturale nella percezione dell’individuo e del suo collegamento con il benessere arriva dall’artista libanese Jad El Khouri, autore della trasformazione artistica della Murr Tower di Beirut con l’opera “Burj El Hawa”: Wind Blows Away War Memories. El Khouri ha lavorato sulla trasformazione percettiva di un luogo triste e attivatore di
memorie negative attraverso l’arte pubblica. La Murr Tower si trova a Beirut sulla linea di confine tra la zona araba – musulmana e quella cristiana. Durante la guerra l’edificio era utilizzato dai cecchini come postazione e nella memoria di tutti gli abitanti era percepito come un luogo di morte e dolore. El Khouri ha scelto di utilizzare un elemento caratteristico dei sobborghi più poveri di Beirut, le tende colorate dei balconi, per dare alla Murr Tower una nuova identità che potesse aiutare gli abitanti ad andare oltre ai ricordi della guerra e a sorridere per la bellezza suscitata da un luogo un tempo visto come luogo di sofferenza.

Cultura, attivazione sociale, partecipazione, coinvolgimento, benessere.
Ecco le parole chiave di queste giornate di riflessione che hanno confermato i tanti punti in comune tra teatro sociale e di comunità, coesione sociale, audience engagement e analisi dei territori e delle loro dinamiche.